Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo

Situata fra le vie Bigli e Monte Napoleone, nel 1787 cessò di essere parrocchia e nel 1803, a seguito della vendita del terreno, l'edificio sacro fu in gran parte demolito

SDonnino
Fonte: Urbanfile (blog.urbanfile.org)

Nel corso di alcuni lavori di ricostruzione di una abitazione venne ritrovata la chiesa di san Donnino «ad matiam» situata fra le vie Bigli e Monte Napoleone. [1] Nel Liber notitiae sanctorum Mediolani (1289 circa) si trova il riferimento più antico alla chiesa ossia la citazione di un documento del 1266 nel quale l’edificio viene nominato come parrocchia. Il Giulini, invece, riporta una memoria della chiesa del 1284. Per la ricostruzione della storia di san Donnino sono molto preziose le visite pastorali compiute da san Carlo Borromeo ed in particolare gli atti della visita compiuta nel 1574 grazie ai quali è possibile visionarne la pianta e leggerne la descrizione. [2] In tal modo è possibile dedurre che l’edificio fosse lungo 22 metri e largo 11, avesse una sola navata coperta a capriate e un presbiterio sopraelevato di due gradini, ricoperto a volte e diviso in tre campate, di cui la centrale più grande delle laterali. Due pilastri reggevano le tre arcate, a destra dell’altare maggiore si trovava la sacrestia e a sinistra il campanile. La facciata della chiesa aveva un ingresso a tre finestre e nel fianco destro una porta di accesso. Data la semplicità dello schema planimetrico non è improbabile che a quel tempo san Donnino si presentasse ancora nella sua struttura primitiva del secolo XI anche se pare si debba escludere la sua edificazione su di un preesistente tempio pagano. [3] Di notevole interesse è l’apside che terminava con un muro piatto anziché semicircolare. Tale soluzione è abbastanza rara ed è probabilmente legata al fatto che le fondamenta romane su cui poggiava la chiesa ne condizionavano la pianta. [4] Il termine «ad matiam» potrebbe avere varie origini: il Fiamma sostiene derivi dalla presenza di una statura di Ercole o di Giano reggenti una mazza mentre il Ceruti sostiene derivi dalla presenza di un torchio per la produzione dell’olio. [5] L’edificio originale venne progressivamente modificato: san Carlo fece dividere in tre parti la navata e ampliare la sacrestia, successivamente la parete piatta dell’apside venne sostituita con una parete semicircolare, alcuni spazi furono ridotti e il campanile venne abbattuto. Alcuni disegni della raccolta Bianconi e un progetto compiuto nella seconda metà del Settecento ma firmato dall’architetto Andrea Biffi (1645-1686) testimoniano la sua partecipazione alle modifiche della chiesa. Nel 1787, quando cessò di essere parrocchia, la casa parrocchiale fu venduta e, nel 1803, quando Camillo Ballabio comprò il terreno sul quale era collocato l’edificio sacro, iniziarono i lavori per la demolizione della chiesa. Tuttavia, in uno stretto passaggio che unisce la via Bigli alla via Monte Napoleone, è ancora visibile il fianco della chiesa di san Donnino, unico resto romanico, costruito su conci romani appartenenti in parte alla cinta muraria voluta da Massimiano all’inizio del IV secolo, che si caratterizza per la presenza di cotti allineati con alcune parti a spina di pesce e quattro finestrelle a strombo, decorate da una ghiera in cotto.

Links interessanti agli indirizzi:
Urbanfile: chiese scomparse
Beni culturali della Lombardia: descrizione dell’istituzione
Beni culturali della Lombardia: descrizione archivistica
________

[1] M. Magni, Donnimo alla Mazza, chiesa di S. in Dizionario della Chiesa ambrosiana, Nuove Edizioni Duomo, Milano 1988, Vol. II, p. 1074.

[2]  ASDMi, Sez X «Visite pastorali», San Francesco da Paola, vol. XVI, fasc. 1-2 e fasc. 10-11, in realtà il disegno a penna presente nel fasc. 2, sf. 3 è appena visibile per lo scolorimento dell’inchiostro causato dall’umidità.

[3] M. T. Fiorio, Le chiese di Milano, Credito Artigiano, Milano 1985, 148.

[4] L. de Longhi Fraccaro, Notizie sulla chiesa milanese di s. Donnino alla Mazza, in Arte in Europa. Scritti di storia dell’arte in onore di E. Arslan, Artipo, Milano 1966, pp. 211-222.

[5] M. T. Fiorio, Le chiese di Milano, Credito Artigiano, Milano 1985, 148.

Ti potrebbero interessare anche: