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In occasione delle processioni eucaristiche dovevano essere rispettate delle precise nome liturgiche anche in merito al baldacchino

Mirko Guardamiglio

Baldacchino1

Proseguendo nel lavoro di informatizzazione dell’inventario sulle Visite Pastorali realizzato da mons. Ambrogio Palestra ho avuto modo di leggere alcune righe circa l’introduzione del baldacchino durante le processioni Eucaristiche che di seguito trascrivo e commento brevemente.

«Hec enim prima fuit que iam de Anno 1512 | usum baldachini in hac Civitate sum San[tissi]mo | Sacr[ament]o defferendi introducere cepit, ex qua | postea relique Parochie tum Civitatis tum |  Diocesis hanc laudabilem consuetudinem | baldachini eiusdem adhibendi didicerunt». [1]

In primo luogo si rende necessario un piccolo chiarimento terminologico. Leggendo il vocabolario Treccani scopriamo che il termine baldacchino viene utilizzato per indicare un

«drappo sostenuto da un telaio, ai lati del quale ricade in frange o tendaggi, destinati a proteggere cose o persone sottostanti; può essere fisso (sopra il letto in antichi palazzi, sopra il trono nelle regge, sopra il seggio vescovile nelle chiese cattedrali, sopra altari e tabernacoli, ecc.) o mobile, sostenuto da quattro o più aste, oggi esclusivamente adoperato in riti e cerimonie religiose, e in part[icolare] per accompagnare il trasporto del [Santissimo] Sacramento».

Per quanto riguarda l’ambito liturgico, grazie al Righetti [2] possiamo affermare che l’umbraculum, quod baldacchinum vocant [3] era «fatto di legno o di stoffa o dell’uno e dell’altro insieme combinati, di forma ovale o quadrata, che si appendeva con una fune sopra l’altare maggiore».

In secondo luogo si rende necessario un approfondimento liturgico e storico attorno al «tributo d’amore e di adorazione dovuto a Gesù Eucaristico permanente nelle chiese». [4] Quando celebriamo l’Eucaristica partecipiamo all’Ultima Cena del Signore Gesù Cristo con i suoi Apostoli e perciò entriamo in viva relazione con Colui che desidera donarsi a noi come cibo e come bevanda perché ci vuole bene in modo unico, profondo e speciale. [5] Sin dal secolo XII, a partire da questa semplice e fondamentale consapevolezza e per contrasto a coloro che negavano la presenza divina nell’Ostia, la Comunione Eucaristica divenne sempre più frequente e l’Adorazione Eucaristica sempre più profonda. La liturgia, considerando che i cristiani desideravano vedere l’Ostia per aumentare la propria fede e per chiedere aiuto [6] e pur non accettando le deviazioni della pietà Eucaristica, non poté fare a meno di favorire il sincero affetto dei fedeli nei confronti delle Specie eucaristiche e perciò, durante la santa Messa, introdusse dopo la consacrazione di ciascuna Specie, l’elevazione prima della frazione del pane. [7] Tuttavia, con il passare del tempo, l’elevazione non fu più sufficiente per soddisfare il crescente desiderio dei fedeli di poter pregare davanti alla Pane Eucaristico e perciò la Particola Consacrata fu collocata per mezzo di appositi ostensori sugli altari. In tal modo nacque l’adorazione Eucaristica che, di fatto, preparò la strada alle processioni Eucaristiche facendo nascere nel cuore dei fedeli il desiderio che il Pane Santo fosse portato fra le loro abitazioni, nelle strade della loro città e dei loro paesi perché il Signore li visitasse e portasse luce, pace e conforto. [8]

Grazie al miracolo di Bolsena e le rivelazioni ricevute dalla Beata Giuliana da Mont Cornillion che si fece promotrice di una nuova festa dell’Eucaristia distinta dal Giovedì Santo dedicato alla celebrazione dell’ultima cena, il culto Eucaristico con le relative celebrazioni (fra cui la processione) ricevettero un grande impulso tanto che l’11 agosto 1264 Papa Urbano IV pubblicò la Bolla Transiturus de Mundo con la quale istituì la Solennità del Corpus Domini. [9] Per quanto riguarda la Diocesi di Milano la prima celebrazione della Solennità del Corpus Domini è attestata nel 1318 presso l’Abbazia di Chiaravalle e, a partire al 1319, venne progressivamente estesa a tutti i monasteri dell’Ordine Cistercense, a tutto il territorio della Diocesi, a Morimondo e a Capolago. [10] Il Corpus Domini, gradualmente accolto tra le massime solennità liturgiche, a Milano divenne una celebrazione di sempre maggiore splendore grazie a Roberto Visconti, arciprete del Duomo, che nel suo testamento del 7 settembre 1327 assegnò al Capitolo della Cattedrale alcuni possedimenti e diritti di decime affinché, nella Cattedrale, il Corpus Domini fosse celebrata in modo solenne. [11] Grazie al Giulini possiamo venire a conoscenza del fatto che a Milano la prima processione del Corpus Domini venne solennemente celebrata nel 1335 non da Aicardo, l’arcivescovo di Milano, in esilio ma da Giovanni Visconti, vescovo di Novara, amministratore della sede milanese e futuro Arcivescovo di Milano. [12] Pur non essendo di fronte ad alcun dato certo è possibile ipotizzare, sulla scia tracciata dal Sassi, che per la prima volta Giovanni Visconti diede alla Solennità del Corpus Domini carattere pubblico, ufficiale e grandioso che poi rimase nel corso dei secoli. [13] Degno di nota è un codice conservato all’Ambrosiana grazie al quale possiamo conoscere lo svolgimento delle varie celebrazioni liturgiche, compresa la processione. Marchesino scrivendo il 27 aprile 1336 riporta alcuni frammenti dei primi Vesperi, del Mattutino e, terminata l’officiatura dell’ora Prima, descrive lo sfilare della processione partendo dalla «chiesa maggiore» (Santa Tecla) effettuata dal clero e dal popolo mentre vengono eseguiti trentatre canti sacri (salmi, antifone, responsori). Alla IX antifona è presente la rubrica ad portam civitatis ad carubium portae ticinensis, alla XVIII in ecclesiam Sancti Ambrosii, et evangelium de festo. Homo quidam fecit cenam, venite comedie (perché in S. Ambrogio veniva celebrata la prima delle due S. Messe del Corpus Domini), alla XXV ad portam civitatis. La processione, giunta a porta Vercellina proseguiva sino all’altra chiesa Maggiore (Santa Maria) dove iniziava la S. Messa solenne del Corpus Domini terminata la quale si recitavano le ore Terza, Sesta e Nona, i secondi Vesperi e Compieta. [14] Da questo momento a Milano la processione del Corpus Domini mantenne sempre una carattere di grande solennità a tal punto che il 7 luglio 1507 Isabella d’Este scriveva a Elisabetta d’Urbino:

«[…] haveste visto la processione il Corpo de Christo partire dal Domo cum qualche poco de ordine, precedendo la Chieresia; poi la guardia de li Svizari cum alabarde in spalla de numero infinito, et deto esi li zentilhomini pur di la guardia cum alze in mano: il baldachino portato da li principali segnori sotto qual era el Legato de Franza col Corpo de Christo in mano, seguendo el re [Luigi XII] et septe Cardinali cum tutta la baronia di Franza, de Italia et populo de Milano et de le cità convicine: gli seria parso così bello spectaculo come mai vedesse». [15]

Infine, leggendo le note di un cerimoniere per la processione del Corpus Domini al tempo di S. Carlo e nel secolo seguente, troviamo scritto:

«[…] Incensato il Santissimo, l’arciprete impone una “mappa” di seta al collo dell’Arcivescovo che, genuflesso, prende fra le mani l’ostensorio e senza mitra lo porta fino all’uscita del Duomo. Frattanto si chiamano il Governatore e i Senatori a portare il baldacchino, in modo che il Governatore prenda l’asta a destra dell’Arcivescovo, il Supremo Cancelliere quello a sinistra, e così man mano gli altri, in modo che i minori precedano […]». [16]

Dunque l’utilizzo del baldacchino si inserisce in questo processo di progressiva solennizzazione del Corpus Domini frutto dell’amore di riconoscenza dei cristiani verso Dio.

 

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[1] ASDMi, Sez. X «Visite Pastorali», S. Lorenzo Maggiore,  Vol. 1, pag. 2.

[2] M. Righetti, Storia liturgica, Ancora, Milano 1950, Vol. I, p. 438.

[3] Coerimoniale Episcoporum, Lib. I, c. 12, n. 13

[4] A. Tamborini, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 5

[5] Per approfondire il tema del rapporto fra celebrazione Eucaristica e Ultima Cena ed in particolare il concetto di partecipazione consigliamo vivamente la lettura di E. Mazza, Dall’ultima cena all’eucaristia nella Chiesa, EDB, Bologna 2014.

[6] A. Tamborini, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 6.

[7] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 7.

[8] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 8.

[9] A. Tamborini, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 11.

[10] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 22.

[11] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 30.

[12] G. Giulini, Memorie della città e campagne di Milano, Vol. V, p. 226.

[13] A. Tamborini, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 60.

[14] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 60-61.

[15] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 70.

[16] Ivi, Il Corpus Domini a Milano, Mediterranea, Roma 1935, p. 92; per quanto concerne il privilegio di sostenere le aste del baldacchino consigliamo la lettura di B.M. Bosatra, Un parrocchiano di supplica il Vicario Capitolare […], in Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana (XXXIII) 2015, ITL, Milano 2016, p. 319-320.

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