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Tale archivo raccoglie tutta la documentazione prodotta dalla parrocchia dal momento della sua erezione, nella seconda metà del XVI sec., fino ai giorni nostri, perciò si rivela come utile strumento per una illuminata azione pastorale

Donata Diamanti

Senago

Nel settembre 2011 il parroco di Senago, don Marco Gatti, decise di dare il via alle operazioni di riordino dell’antico archivio custodito nella sua parrocchia.

L’archivio, che raccoglie tutta la documentazione prodotta dalla parrocchia dal momento della sua erezione, nella seconda metà del XVI sec., fino ai giorni nostri, costituisce sicuramente per la comunità di Senago, così come ogni archivio per la sua comunità parrocchiale, quella memoria storica che, come ci ricorda la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, “ fa parte integrante della vita di ogni comunità e la conoscenza di tutto ciò che testimonia il succedersi delle generazioni, il loro sapere e il loro agire, crea un regime di continuità. Per tanto, con il patrimonio documentario, conosciuto e comunicato, gli archivi possono diventare utili strumenti per una illuminata azione pastorale, poiché attraverso la memoria storica dei fatti si dà concretezza alla Tradizione […]. Un’istituzione che dimentica il proprio passato difficilmente riesce a configurare la sua funzione tra gli uomini di un determinato contesto sociale, culturale e religioso”1.

L’archivio di Senago, come molti archivi parrocchiali, attraverso i suoi registri anagrafico-sacramentari rappresenta una fonte di notizie ineguagliabile per studi di demografia storica, di genealogia, di statistica, di onomastica ove è possibile reperire dati sulla natalità, la nuzialità e la mortalità della popolazione, sulla composizione dei nuclei famigliari dai primi anni del XVII secolo.

Il documento più antico conservato a Senago è un atto della visita pastorale dell’arcivescovo Carlo Borromeo avvenuta il 28 luglio del 1573, ma sono presenti documenti tra i più svariati, tra cui, ad esempio, diverse pergamene, databili per lo più attorno agli inizi del XVII sec. e relative soprattutto ad indulgenze, come ad es. le “Litterae” della Penitenzieria Apostolica per la concessione dell’indulgenza plenaria, i registri anagrafici, che ci portano testimonianze sulla vita della popolazione fino dagli inizi del XVII secolo, gli atti per l’immissione dei parroci, che permettono di conoscere più approfonditamente la vita pastorale della parrocchia, tutta la documentazione inerente alle opere di restauro e ricostruzione della chiesa, comprensiva di progetti e disegni, ed inoltre tutta la documentazione dell’attività amministrativa, che ci consente di risalire a ritroso attraverso tutte le dominazioni e i governi che si sono susseguiti dai nostri giorni al XVI secolo nella diocesi di Milano.

In conclusione possiamo dunque davvero affermare che gli archivi parrocchiali sono un bene culturale di primaria importanza, la cui peculiarità è quella di registrare il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa. Il conservare questo prezioso patrimonio è un’esigenza di giustizia che dobbiamo a coloro che ci hanno preceduto e di cui siamo eredi.

[1] Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, La funzione culturale degli archivi ecclesiastici (lettera circolare 2 febbraio 1997), in “Rivista Diocesana Milanese”, LXXXVII, 1997, fasc. 4, pp. 289-312.

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