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Il parroco di S. Bartolomeo in Milano chiede l'intervento dell'autorità ecclesiastica affinché proibisca di giocare a palla davanti alla chiesa

Mirko Guardamiglio

calcio
Fonte: archivio fotografico del Sig Ciro Coppola

Proseguendo nel lavoro di informatizzazione dell’inventario sulle Visite Pastorali realizzato da mons. Ambrogio Palestra ho avuto modo di leggere un curioso documento che di seguito trascrivo e commento brevemente.

Ill[ustrissi]mo e r[everendissi]mo mon[signore],
alli giorni passati hebbi ricorso dal m[olto] r[everen]do mons. vic[ario] generale acio mi | dasse provisione contra q[ue]lli che con poca riverenza di Dio; e di | la chiesa di s[an]to Bartolomeo; casa di Dio, ove si tiene di continuo | il S[antissi]mo Sacramento, giocaveno ivi apresso q[ue]lla, al ballono con | quale, oltra il grande tumulto di cridi, et dissoluzioni qual | si fa; hano rotto delli coppi, e telari de finestre, di detta | chiesa. Il qual mon]signor] vic[ari]o, diede ordine che niuno giocasse | apresso essa chiesa sotto pena di interdetto latae sententiae | qual fu da me pub[lica]to in chiesa, et fatto affigere sopra | il muro della chiesa, oltra li particulari avisi datti | a alc[u]ni quali mi parevano autori d[ei] essi giochi, si che | cesato per alc[u]ni, hora sono ritornati al med[esi]mo giogo | con grandissima irreverenza del S[antissi]mo Sacramento e della chiesa | con grande scandalo del popolo, e in un certo modo disturbo | nella ministrazione de s[antissi]mi S[acramen]ti, divini off[ic]ij et orationi | della sera alle feste. Con tutto che no[n ] habia | mancato più et più volte di avisarli charitativamente.
Perciò sup[pli]co a s[ua] s[igno]ria ill[ustri]ssima et r[everendissi]ma che la si degni di dar | quella provisione, qual sarà espediente, per levar questo | disordine il che spero da q[ue]lla e con tal fine pregandosi di continuo | felice sucesso, nel pastoral suo officio, essendoli fidel, et minimo | servitor vi bagio le sacrosante mani da S[an]cto Bartolo[me]o il 16 maggio 1580.
Di sua S[ignoria] ill[ustrissi]ma et r[everendissi]ma, aff[ezionatissi]mo et minimo servitore p[re]te Battista Conte.
[1]

 

Per comprendere in modo adeguato la richiesta del prevosto di S. Bartolomeo in Milano, Battista Conte, è necessario essere consapevoli che il gioco del pallone aveva conosciuto grande fortuna nell’Italia del Cinquecento, trovando accoglienza presso le corti signorili, nei maggiori centri urbani ed anche in un gran numero di località rurali. A Milano, ad esempio, gli Sforza erano sostenitori entusiasti del gioco del pallone tanto da dedicarvi una sala del loro lussuoso castello. [2] Ad ogni buon conto, nel sec. XVI, il gioco del pallone veniva praticato secondo regole diverse da quelle odierne. Esistevano la delimitazione del campo da gioco e la suddivisione in due squadre ma il gioco consisteva nel far passare la palla oltre lo «steccato» dell’avversario o «l’opposto termine» utilizzando appositi «bracciali» di legno, muniti di punte sporgenti, oppure guanti di ferro. [3] Insomma, qualcosa che si avvicina più all’attuale rugby che non al calcio cosi come lo intendiamo noi. Infine, leggendo la valutazione tollerante di Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna, circa il gioco del calcio [4] possiamo affermare che, con tutta probabilità, le autorità ecclesiastiche non erano contrarie al gioco del calcio perché attività ritenuta immorale e perciò illecita (come avveniva per il ballo, il teatro e i giochi d’azzardo) ma erano contrarie al gioco del calcio perché arrecava disturbo alle attività pastorali e liturgiche parrocchiali se non addirittura danni alle strutture. [5] Sembra infatti che il gioco della palla fosse uno dei passatempi preferiti del giovane Luigi Gonzaga [6] mentre, al contrario, Carlo Borromeo, fin dalla sua giovinezza, non amava il gioco del calcio tanto che lo si invitava inutilmente a farvi da spettatore in paternae domus platea. [7] Fuori di dubbio è che la pratica di tale sport non si addicesse ai sacerdoti dato che Carlo Borromeo deprecava

messere prete Dionisio [perché usa]: le camicie crespe alle mani, gioca alla palla, et balono, va alle stalle, sta in compagnia con i gentiluomini, parole sporche, giura a fede et simili giuramenti senza avvertimento [8]

Anche sulle rive del lago di Lugano, al confine con i margini settentrionali della Diocesi di Milano, non mancavano le condanne, almeno nel ‘600, per gli ecclesiastici che giocavano «alla palla con secolari, overo in publico alla presenza del popolo sulle piazze, vie, etc.». [9]

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[1] ASDMi, Sez. 10 «Visite Pastorali», S. Francesco da Paola, Vol. 8, Fasc. 1, Sf. 1.

[2] E. Motta, Per la storia del giuoco della palla, in «Archivio storico lombardo», s. III, vol. XIX, 1903, pp. 489 s.

[3] C. Santoro (a cura di), Giuochi e passatempi nei secoli passati, Ente Manifestazioni Milanesi, Milano 1957, p. 24 e tavv. 3-5.

[4] P. Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti 1522-1597, Storia e letteratura, Roma 1959-67, vol. II, p. 199.

[5] D. Zardin, Riforma cattolica e resistenze nobiliari nella Diocesi di Carlo Borromeo, Jaca Book, Milano 1983, p. 41.

[6] P. Ariès, L’uomo e la morte dal Medioevo a oggi, tr. it. di M. Garin, Laterza, Bari 1980, p. 348.

[7] C. Bascapé, Vita di San Carlo Borromeo,ed. 1965. libro I, cap. II, p. 22

[8] ASDMi, Sez. 10 «Visite Pastorali», Melegnano, Vol. 8, Fasc. 11.

[9] O. Lurati, Decreti sui preti e «abusi» vari nella Pieve di Riva San Vitale nel sec. XVIII, in «Folclore svizzero. Bollettino della Società Svizzera per le tradizioni popolari», 1970, fasc. 4, p. 52.

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