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Origini e vicenda di un antichissimo luogo di culto, ora scomparso

G. Moreno Vazzoler

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La minuscola pieve di Leggiuno ha un’origine antichissima (sec. VII-VIII) attestata anche dal titolo della prepositurale, s. Stefano, e da testimonianze tardo romane e alto medioevali.

Sorta successivamente alla chiesa di s. Siro, poi chiamata di s. Primo, serviva anticamente la popolazione che risiedeva tra Mombello e Monvalle. La sua ubicazione in prossimità del colle Ballaro, luogo strategico sia civilmente che sacro fin dall’antichità preromana, costituiva un’importante tappa religiosa lungo la via che da Arolo conduceva a Laveno, passando per Leggiuno e Mombello, contraddistinta dalla presenza di diversi edifici cultuali.

Lo storico de Vit, nella sua opera sul Verbano del 1876, riferendosi alla nostra chiesetta, ricorda che “ora trovandosi nel comune di Bosco, uno dei quattro che compongono la parrocchia di Leggiuno, una chiesa antichissima sotto l’appellazione di Santa Maria Bassa o De Bassa Plebe, oggidì quasi abbandonata, la quale, come si ha dalla tradizione che ancor ci rimane, serviva in remotissimi tempi da parrocchiale alle popolazioni di quei dintorni”. Sempre lo stesso Autore cita un doc. del 29 febbraio 1334 riguardante il vicino eremo di s. Caterina, detto del Sasso, dove tra i testimoni presenti ad una riunione capitolare si ricorda “il custode della chiesa di Santa Maria De Bassa Plebe di Leggiuno”.

Il Liber notitiae sanctorum Mediolani ricorda che una chiesa dedicata a santa Maria “ apud  Celinam” che dovrebbe essere quella che poi nei documenti viene chiamata “santa Maria in bassa plebe”. “Bassa plebe” probabilmente perché posta in vicinanza del confine tra le pievi di Leggiuno e Besozzo. Con l’episcopato di san Carlo inizia anche la documentazione sulle chiese diocesane. La chiesa di santa Maria compare negli atti delle visite degli arcivescovi di Milano fino alla prima visita del beato card. Andrea Carlo Ferrari del 1896 che annota “Oratorio S.ta Maria bassa. Una carta del marzo 1308 accenna alla fondazione di una Chiesa detta di S.ta Maria Nova tra il Succello di S.ta Catterina e la Chiesa di S. Nicola di Bari, per distinguerla da altra Chiesa detta di S.ta Maria Bassa o da Bassa Plebe che servì di parrocchia in tempi assai remoti. Titolare di detta chiesuola è l’Amministrazione di Maria SS:ma con un altare non consacrato, con una semplice campanella, tutto a carico della Fabbriceria di Leggiuno. Non vi si conserva il SS. Sacramento. La prebenda prepositurale ha l’onere di celebrarvi quattro offici da morto”. Al momento della visita di san Carlo nel 1574 la chiesa aveva due altari uno dedicato alla Purificazione e l’altro alla Pietà. Il titolo con cui la chiesa viene ricordata nelle visita è quello della Purificazione di Maria e l’oratorio viene mantenuto dalle popolazioni di Ballarate, Ghirate, Marzaro, e Bosco e qui si seppellivano i morti di queste comunità.

La chiesetta non sembra essere mai stata in condizioni ottimali né dal punto di vista strutturale né da quello puramente “amministrativo”.

In una nota dei legati e delle chiese del 1766 si legge “L’oratorio detto di S. Maria Bassa sita nel comune di Bosco e uniti dedicato alla Purificazione della B.V. Maria nel qual oratorio vi è un obbligo di annuale di otto sacerdoti ordinato dal fu Matteo Riva ed un legato di quattro messe ogni anno, ai quali oblighi sodisfa ogni anno il Prevosto …. [Gli oratori della prepositurale] erano provveduti dai singoli comuni con metter ne riparti qualche cosa ogni anno da esigersi da esatori, e corrispondere al custode del oratorio secondo il bisogno, hora prohibendo questa, la rifforma del … non so come potranno sostenersi, e mantenersi le loro fabriche, mentre si si volessero far questue, si diminuirebbero le elemosine alla Prepositurale, che unicamente si mantiene dalla questue nel tempo de raccolti, e con ciò verrebbe a mancare alla chiesa madre il suo unico sostegno”.

In altra nota non datata: “In Ballarate membro come sopra. L’oratorio publico dedicato alla Purificazione della Beatissima Vergine frabrica antica, e quasi cadente. Questa non ha alcuna entrata, ma vien mantenuta con le scarse elemosine che ivi vengono offerte, però v’è il sufficiente per la celebrazione della messa”.

La nostra chiesetta venne sconsacrata del card. C.A. Ferrari proprio in occasione della sua prima visita a Leggiuno. In una sua annotazione sul liber chronicus, il parroco Eugenio Besozzi, riferisce che nel settembre 1912 fa posare quattro indicatori su un terreno finitimo a quello interessato dai resti del vecchio oratori di s. Maria in bassa pieva, per delimitare lo spazio di un erigendo oratorio mai realizzato.

Nel 1992, Giulio Effigiati, memoria storica locale, rinviene tra i rovi che coprono i poche resti dell’antico tempio (parte delle fondamenta), il basamento di un capitello e il coperchio di un sarcofago, poi ricollocati presso la chiesetta di s. Primo. Pochi anni fa sono state recuperate dal presentaneo parroco, don Walter Brambilla, importanti testimonianze librarie (secc. XV-XVI) legate a s. Maria in bassa pieve e ad alcuni cappellani celebranti presso essa, appartenenti ai nobili Porri di Appiano-Montesolaro.

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